Luciano Rispoli: Le paure nei bambini accresciute da colpevolizzazioni ed accuse ricevute.
Il mondo emotivo e sensoriale dei bambini
Le paure dei bambini, così come molte altre loro emozioni, vengono troppo spesso tenute fuori dalla vita scolastica (ma spesso anche da quella in famiglia). Per contro, l’interesse dei piccoli viene spinto eccessivamente verso quello che è il mondo esterno e non tanto sul fare attenzione a sentire se stessi, il proprio corpo, i propri funzionamenti. Inoltre, nella nostra società si dà molta importanza alle attività intellettive, all’apprendimento prevalentemente su di un piano cognitivo. Pensare, ragionare, sono considerate azioni nobili; le sensazioni interne, le emozioni, la sensorialità, gli aspetti fisiologici, (neurovegetativi, endocrini,…), in una parola il corpo, sono vissuti, allora, con difficoltà e senso di colpa.
Fin dall’infanzia è difficile che il bambino venga aiutato a conservare, un profondo contatto con il proprio corpo e le proprie sensazioni. Sarebbe invece molto importante che nella famiglia e nella scuola venissero accolti il mondo emotivo dei piccoli e quello delle sensazioni interne, perché entrambi fanno parte dell’unità mente-corpo degli esseri umani, e non vanno trascurati e bloccati. Come conseguenza infatti, al comportamento esplorativo, espansivo, orientato positivamente verso gli altri e la vita, potrebbero subentrare passività e dipendenza, rabbia e aggressività, ma anche e soprattutto paure, paure non collegate alla realtà, ingiustificate. Le sensazioni corporee e le emozioni profonde rappresentano una guida insostituibile per orientarsi verso ciò che ci fa bene, per accorgersi di come stiamo, qual è il livello della nostra salute, della nostra vitalità. Non percepire tutto questo crea paure crescenti: non ci si accorge se stiamo bene o male, se andiamo verso scelte benefiche o dannose: per cui non possiamo evitare le paure. In particolare nella scuola, una certa contrapposizione fra i bisogni affettivi del piccolo e il progetto educativo spesso forza i tempi del bambino, imponendo lo sviluppo del pensiero logico-razionale, del dovere per lo studio ai danni del piacere del conoscere e dell’apprendere, del gioco, della creatività.
Già nella scuola materna tutto questo si riscontra, poiché essa è pensata quasi come una “prescuola”, sul modello di quella dell’obbligo. Molto spesso vengono presentati come altrettanti fiori all’occhiello il fatto che nella Scuola dell’infanzia o asilo si insegnino già l’inglese e l’uso del computer. Qui è intervenuto un malinteso molto dannoso che origina dalla scoperta scientifica secondo cui, nel periodo di vita dai due ai sei anni, bambine e bambini acquisiscono tantissime conoscenze e sviluppano tantissime nuove sinapsi.
Questo è ben comprensibile se si ragiona sul fatto che bambini e bambine si affacciano in un mondo più ampio, più vasto di quello ristretto dei genitori e della famiglia, perché conoscono altri bambini e bambine, conoscono altri adulti, scoprono altri modi di giocare e conoscere. Ma questo non vuol dire che quelli sono gli anni da sfruttare al massimo per fare apprendere conoscenze importanti ai piccolini, con l’idea errata che se si perde quest’occasione, questo momento temporale, non si avrà più quell’apprendimento così intenso e efficace. L’apprendimento, invece, ci sarà e sarà altrettanto intenso ed efficace, in tutto il corso di vita, di studi, di conoscenze, dei bambini prima, degli adolescenti poi, dei grandi successivamente.
Le ricerche svolte
Negli anni di ricerca che abbiamo svolto con i bambini piccoli all’interno di strutture di scuola o di famiglia, abbiamo constatato che tutti i bambini, dopo un primo periodo in cui hanno familiarizzato e socializzato con i ricercatori, acquistando fiducia in essi, hanno parlato delle loro paure: fantasie di mostri, incubi notturni, paura del buio. Le paure infantili ci appaiono indubbiamente collegate ad un intrecciarsi di fattori oggettivamente presenti, ma anche soggettivamente percepiti durante tutto l’arco di sviluppo evolutivo, a partire sin dalle primissime fasi.
Così dalle anamnesi familiari svolte, si evidenziano molto spesso paure che si ricollegano ai litigi tra i genitori, paure dovute a momenti in cui i genitori non si accorgono del bisogno del bambino, e dovute anche molto al fatto che il piccolo viene colpevolizzato per non aver svolto i propri doveri, per non aver obbedito e per altri disastri che combina. Spesso i bambini vengono accusati, nel senso negativo della parola, di cose che non vanno bene, di non acquisire le conoscenze necessarie, di non studiare, di rovinare giocattoli, libri, mobili, sporcare, di sporcarsi, di muoversi troppo, di sudare, di correre, di rischiare di farsi male, e così via. Molto più spesso sono fatti oggetti di critiche negative. Questo accusare, criticare, incolpare i piccolini, finisce indubitabilmente per aumentare e amplificare la condizione di paura di bambine e bambini, paure che finiranno per rivolgersi a elementi che nella realtà non esistono, a fantasie, diventando a volte vere e proprie fobie.
Ricordiamoci che le fobie sono paure che i bambini hanno indubbiamente vissuto e che si “cristallizzano” su alcuni elementi ben determinati, i quali possono essere sì collegati anche se alla lontana alle loro paure, ma che diventano dei tratti stereotipati, ripetitivi che non hanno una giustificazione nella realtà. Vedi le paure degli insetti, vedi le paure dei posti chiusi, le paure di tuffarsi a mare a testa in giù, le paure degli animali, e così via. I mostri La Psicologia Funzionale interviene sulle condizioni di paura e di fobie di bambine e bambini recuperando delle Esperienze di Base che sono indispensabili per curare questo tipo di patologia. In particolare, ci riferiamo alla Esperienza della Protezione, dell’Essere Protetti, che il bambino potrebbe non aver vissuto pienamente e che ha bisogno di recuperare e riaprire.
Ma sono anche molto utili le tecniche che ci permettono di ricostruire Esperienze come quella del Lasciare, della Calma, dello Stare, del Benessere in generale, E questi interventi che sono mirati a recuperare queste importanti Esperienze di Base, sono costituite-come abbiamo molte volte ricordato nei nostri scritti-da elementi che appartengono sia al campo psichico che corporei, o meglio ancora a tutte le Funzioni psicocorporee del Sé (cognitive, simboliche, motorie, sensoriali, neurologiche, neuro vegetative, endocrine). Ma ci sono anche, in particolare, dei giochi adatti ad affrontare direttamente le paure di bambine e bambini.
Uno di questi è il raccontare, fatto insieme ai piccolini, della presenza di mostri, mostri che alla fine si rivelano essere proprio quelle realtà che hanno spaventato bambine e bambini: litigi in famiglia, grida di rabbia, e accuse e colpevolizzazioni che troppo spesso gli adulti rovesciano su di loro. Quando tutto questo è stato svelato, il raccontare continua, sempre con la partecipazione dei piccoli, e continua con l’abbattere il mostro, oppure renderlo completamente inoffensivo, o addirittura renderlo bello e gradevole, quasi un compagno di giochi. Utilizzando il mostro come compagno di giochi, è finalmente possibile distanziare angosce e paure, senza però perdere definitivamente il contatto con aspetti, comunque costitutivi della propria personalità. E’ possibile notare nell’atteggiamento dei bambini anche eccitazione e curiosità verso i mostri, che si mescolano con le paure. L’intervento degli operatori deve, a questo punto, sviluppare i suggerimenti emersi dagli stessi bambini e incanalarli in attività di gioco, di movimento, di drammatizzazioni, e di immaginazioni guidate.
In particolare, facilitare la soddisfazione motoria attraverso giochi di movimenti ampi e intensi, salti, esperienze di essere cullati, di scivolare velocemente e così via, esorcizzano le paure, aiutano a far diminuire le fantasie, aiutano a ricostruire l’unità psicocorporea complessa del Sé. Giocando, a poco a poco ci si affeziona al mostro, lo si considera un balocco, se ne accetta la presenza, lo si può richiamare e scacciare. Si impara, così, anche a chiedere aiuto agli altri, ad affrontare le proprie paure in termini di realtà, preservando un proprio spazio fantastico; sicché, anche quando ai mostri non si crede più, si alimentano le sensazioni di eccitazione e di tensione provate, e si tende a riviverle nella costruzione di giochi tutti insieme.
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