Luciano Rispoli Fondatore de Neofunzionalismo spiega come non farsi travolgere dallo stress delle vacanze
Siamo in pieno clima di “vacanze”; e c’è in atto una febbrile attività per capire cosa fare, dove andare in vacanza, al di là della crisi economica, anzi proprio per la crisi.
E oggi le proposte e le offerte di vacanze piovono nelle mail di ognuno: sconti, vacanze convenienti, vacanze eccezionali a prezzi ribassati, le migliori spiagge del mondo, oppure d’Italia.
L’ansia è inevitabile: scegliere bene, scegliere il meglio, non sbagliare.
Cosa accade allora? Gli effetti di stress da vacanza sono noti. Umore negativo, irritabilità, insofferenza ad ostacoli e imprevisti. Come godere allora di una vacanza? E, a parte il piacere che viene ad essere inquinato, come riuscire a rigenerarsi, a recuperare, per affrontare un nuovo anno di lavoro?
Il problema non è solo l’ansia della scelta. E’, invece, come stanno nel loro funzionamento le persone anche prima delle vacanze, se c’è uno stato di stress di cui non si accorgevano. E parliamo dello stress cronico, quello negativo, che non permette un allentamento, un rilasciare, dopo la tensione più che normale di fronte ad un ostacolo o un pericolo da superare. Uno stato che può considerarsi di vera e propria “malattia” e che a lungo andare conduce a malattie anche gravi.
Le persone che sono in stato di stress cronico non riescono a star bene quando c’è un cambiamento nella loro routine di vita. Quando non ci sono le attività solite e conosciute da svolgere.
COME FARE A RIPOSARSI VERAMENTE?
Dove impiegare l’energia che viene continuamente messa in moto dallo stato di stress cronico? Cosa farne dell’attivazione che questo stato comporta? Sì, organizzare la vacanza, cercare, scegliere: ma poi? Come fare per riposarsi veramente?
Qualcosa di molto simile accade a proposito del famoso “mal di testa della domenica”. Alcuni studi l’avevano attribuito non a cause di tipo psicologico, ma al fatto di non prendere il solito caffè la mattina, appena svegli. Il problema era, però, che queste indagini erano state svolte su un campione di persone sofferenti che, guarda caso, erano anche accaniti bevitori di caffè.
Siamo alle solite inaccettabili scissioni tra la parte psichica e quella corporea dell’essere umano, scissioni che ancora permangono nella cultura occidentale nonostante l’attenzione quasi ossessiva della nostra società per il corpo.
Alla luce delle attuali conoscenze, invece, è molto più verosimile ritenere che ciò che produce il malessere e le cefalee non sia in realtà la mancanza di caffeina quanto il cambiamento in persone che soffrono di stress: cambiamento nelle ore di sonno, nella colazione mattutina (anche), nelle attività della giornata. Paradossalmente sono proprio un più lungo dormire, poter fare tutte le proprie cose “con comodo” la mattina, non avere cose da fare realmente, a generare l’emicrania della domenica.
Lo stress – come dicevamo – comporta atteggiamenti stereotipati e ripetitivi, richiede un mettere l’attivazione (che lo stress produce continuamente) in attività, e soprattutto in attività note e più o meno ripetitive.
Anche le vacanze sono, in modo evidente, un cambiamento, un dover modificare vita e abitudini, addirittura di un intero anno. Possiamo allora cominciare a capire perché tanti piccoli o grandi malanni ci colpiscano proprio quando stiamo per andare in vacanza, o appena abbiamo iniziato le ferie.
Con questo non si vuole assolutamente affermare che il cambiamento sia dannoso. Il cambiamento è benefico: purché ci sia una condizione di mobilità della persona, un funzionamento plastico, senza la presenza di stress cronico. E purché il cambiamento sia morbido, graduale, modulato dolcemente.
PSICHICO E SOMATICO SONO STRETTAMENTE INTRECCIATI
Ritorniamo al concetto fondante che psichico e somatico sono strettamente intrecciati. Dunque corpo e mente reagiscono insieme al cambiamento.
E allora cosa accade? Cosa può arrivare a fare, o a far accadere “inconsapevolmente” la persona stressata?
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