Luciano Rispoli psicoterapeuta: Il nuovo modello teorico del ‘Sé corporeo’

in Somatothérapie et Somatologie”, 3 – Strasbourg, 1989.

A Parigi, durante il Primo Congresso Internazionale di Somatoterapia del 1988, Luciano Rispoli e Paola Bovo introducono il nuovo modello teorico del “Sè Corporeo” che guarda alla persona nella sua interezza e complessità, in una visione olistica.


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Luciano rispoli psicoterapeuta Sè Corporeo

Uno dei passi fondamentali delle scienze psicologiche, mediche e sociali degli ultimi anni è stato quello di guardare alla persona come un tutt’uno, come una struttura essenzialmente indivisibile e olistica. Questo vuol dire che ciascuna disciplina, pur partendo da un proprio livello di specificità, deve chiaramente considerare questo artificio e tenere costantemente presente ricerche, dati e risultati degli altri livelli. Solo interagendo continuamente, essi possono contribuire efficacemente alla comprensione del funzionamento fondamentalmente unitario dell’essere umano. In quest’ottica anche il dualismo psiche-soma può essere finalmente superato, considerando l’individuo come un insieme di funzioni e di processi che sono strettamente interconnessi sin dall’origine. Le più recenti ricerche ci confortano in questo senso, mostrando oramai un neonato che, lungi dall’attraversare fasi reali di isolamento autistico, di disintegrazione primaria, di simbiosi completamente chiusa nel mondo materno, è  sin dall’inizio capace di un contatto profondo con l’ambiente, di relazioni oggettuali totali, di iniziative attive e non solo passive sul mondo esterno. Inoltre è oramai dimostrato che il neonato possiede chiaramente tutte le funzioni (seppure in modo semplificato) sia di tipo cognitivo che ideativo  ed emotivo, originariamente integrate tra loro e tra il piano fisiologico, motorio e percettivo. E’ proprio all’interno di questa visuale che si colloca, attraverso una ricerca clinica di più di vent’anni, il modello teorico del Sé corporeo, o più propriamente del Sé funzionale. Si tratta di una struttura non bipolare ma multidimensionale, nella quale i molteplici livelli di funzionamento si possono raggruppare in quattro grandi aree, comunque originariamente integrate tra di loro.

         L’Emotivo-affettivo  è il piano che regola la qualità dei rapporti con gli oggetti circostanti, che per il bambino non sono né neutri né equivalenti, ma che acquistano valenze particolari. Le emozioni sono dunque alla base del nostro agire nel mondo, ma anche dello stato d’animo, dell’umore di base, di come ci si sente e ci si percepisce.

         Il piano Posturale-muscolare comprende tutti i fenomeni relativi ai movimenti esterni, gli atteggiamenti del corpo, lo stato di tensione dei muscoli, la modalità di porsi fisicamente, compresa la forma  e la struttura che hanno man mano preso le varie parti della persona.

         Una terza importante area, che non può essere trascurata nella sua interazione con le altre funzioni del Sé, ma che molto spesso nell’intervento terapeutico non viene direttamente toccala, è quella del fisiologico. In essa comprendiamo tutti i sistemi e gli apparati interni all’organismo; da una parte quelli destinati a ricevere i messaggi dall’esterno (sensoriali e percettivi); dall’altra i sistemi di organi e di funzioni che regolano tempi e ritmi della vita (respiratorio, circolazione sanguigna e linfatica, apparato digestivo, neurovegetativo); dall’altra ancora i sistemi di scambi elettrici e biochimici che regolano le microattività a livello cellulare.

Infine l’area del cosiddetto Cognitivo comprende i processi legati al mondo dei ricordi, a quello delle fantasie, delle simbolizzazioni,  del pensiero razionale e della consapevolezza. Ciascuna di queste aree non ha senso vista a sé stante, poiché esiste un continuum tra piani e livelli ognuno dei quali è parte integrante del funzionamento degli altri. Ma la loro individuazione parte dalla constatazione che nell’”ammalarsi” a più livelli proprio queste aree sono in varia forma e misura scisse, separate, alterate.

Il nucleo originario del Sé è sin dall’inizio in continua espansione, nelle direzioni dei vari processi funzionali, in un andamento che non è di tipo lineare, ma costituito da continui successivi ripiegamenti e avanzamenti (come si può rilevare dalle manifestazioni tipiche dell’infanzia). I piani funzionali vanno man mano complessificandosi e ramificandosi, cioè acquistano sfumature, tonalità, specializzazioni e capacità, che non sono mai delle aggiunte ex novo. Durante lo sviluppo evolutivo non nascono funzioni del tutto nuove, ma specializzazioni di quelle originarie; non ci sono veri e propri salti qualitativi. Differenti coloriture emotive, come ad esempio “simpatia, amichevolezza, sincerità, franchezza”, nascono dall’incontro dell’emozione basilare di accettazione (ben radicata nel bambino) con nuove e positive esperienze quali i primi rapporti non conflittuali con altri bambini, un gioco soddisfacente fatto insieme, la conoscenza di altre figure adulte amorevoli e contenitive, i primi “racconti” (a suoni e gesti) di esplorazioni e conquiste che, accolti amorevolmente dai genitori, non spingono né a nascondere né ad alterare.    L’incontro con il “nuovo”, l’arricchimento delle gamme espressive, ideative e percettive, la possibilità di usare il potenziale integrato a disposizione, sono possibili solo se i canali con il “vecchio” non vengono interrotti o alterati, solo se i flussi di interazione tra le varie aree del Sé funzionale scorrono liberamente. Ma se l’impatto con il sistema ambientale è frustrante, per l’incapacità di accogliere e tollerare i nodi critici dell’espansione evolutiva, gli aumenti di complessità sono in qualche modo impediti perché il bambino è costretto a perdere e “dimenticare” qualcosa del suo mondo in espansione. Il rimosso, secondo questa concezione, può essere allora in tutti i piani del Sé, poiché qualcosa persa nei ricordi, o nelle fantasie, o nelle posture possibili, o nelle emozioni, o nella capacità di respirare, la si può riscontrare poi comunque in altri processi funzionali, su altri livelli. Un ricordo di una sconfitta lo si può ritrovare in una certa posizione delle spalle, la paura scomparsa negli occhi sbarrati, la mancanza di una buona fase espiratoria (che presiede al rilassamento e alla vagotonia) in un continuo fantasticare un riposo sempre sognato. L’impatto negativo incide sull’intera struttura del Sé, alterando tutti i processi delle aree funzionali, fondamentalmente in tre direzioni.   

         1) Nascono scissioni e separazioni sia tra varie aree funzionali sia tra i sottopiani di una medesima area. Ad esempio un’emozione non espressa posturalmente, un atteggiamento somatico non consapevole, un’alterazione fisiologica senza la corrispettiva emozione; ma anche un battito cardiaco incongruente con il respiro, un messaggio del volto opposto a quello del torace, e così via.

         2) Alcune funzioni possono ipertrofizzarsi rispetto ad altre; o contrarsi eccessivamente e rimanere fortemente atrofizzate. Un mondo emotivo debordante e incontenibile, un eccesso di razionalità, una carenza di ricordi infantili, una ipotonia muscolare, sono tra i tanti possibili esempi.

         3) I piani funzionali sono soggetti infine alla sclerotizzazione quando si riducono in una ripetitività monocorde, in circuiti chiusi, con una forte limitazione delle gamme di potenzialità, delle dimensioni, delle strategie, delle sfumature accessibili (percettive, motorie, ideative, emozionali, e così via).

Invece di una tipologia ristretta (costituita da forzature in tipologie) abbiamo a disposizione dunque dei quadri molteplici di alterazioni, che possono essere rappresentati con altrettanti diagrammi. Le diagnosi assumono complessità più vicine alle realtà polifunzionali degli organismi, e al contempo ci orientano e ci indicano, attraverso una teoria complessiva del Sé, in che modalità e cosa raccogliere dell’enorme quantità di dati che ci si presentano se consideriamo contemporaneamente più processi e piani funzionali. Questo modello permette di leggere come un processo unico l’insorgere di disturbi a prevalenza somatica o psichica, di alterazioni caratteriali e di strutturazioni irrigidite che si possono ritenere manifestazioni del falso Sé. E’ possibile comprendere, dagli squilibri esistenti, che forma possono prendere le alterazioni successive e avviare anche efficaci interventi di prevenzione, anche molto precoce. Siamo allora in grado di mettere a punto strumenti terapeutici che possono adattarsi a differenti situazioni; con l’infanzia, nella gravidanza, nel periodo perinatale, come appoggio e integrazione a cure mediche. Ma i principi fondamentali che li sottendono sono i medesimi al di là delle specificità operative: la regressione psicosomatica profonda in aree e in zone ancora integrate, nei nuclei originari del Sé; il procedere attraverso le funzioni meno irrigidite attraverso le zone di minor ispessimento del falso Sé; l’espansione per gradi dell’integrazione, riconnettendo piani e funzioni, rimobilizzando, riequilibrando le alterazioni esistenti.

La terapia funzionale delle condizioni alterate del Sé ci ha permesso di avere risultati affascinanti, al di là delle più rosee previsioni, in casistiche molto differenti: dai classici disturbi psicosomatici (dall’asma alla colite) a forme gravi di alcolismo; dalle sindromi da stress ad ansie e angosce libere; da fobie e disturbi ossessivi a condizioni di forte depressione; dai ritardi dello sviluppo ai blocchi di apprendimento. Trovare nuove tecniche può sì aiutare ad amplificare gli strumenti di intervento.  Ma le tecniche possono girare a vuoto, o risultare solo appariscenti se non sono inquadrate in un progetto terapeutico complessivo, in un iter che ha un preciso sviluppo, attraverso fasi ben determinate, nelle quali mano a mano si modificano le modalità della relazione terapeutica e l’uso del campo transferale. Utilizzare più livelli di intervento è un assunto basilare nel campo della terapia psicocorporea; ma è altrettanto fondamentale definire i fattori di cambiamento, inquadrarli scientificamente in una teoria che sia verificabile nei suoi principi generali e nei risultati applicativi. Molto è stato fatto, ma molto è ancora da realizzare in questo senso: e da Convegni come questo possiamo uscire con altri passi realizzati in avanti che ci portino dalle miriadi di tecniche, esperienze e sperimentazioni, a grandi fondamentali aree teoriche che le riassumano e le fondino scientificamente.