in “Quaderni Reichiani n. 5”, Napoli, 1975.
Luciano Rispoli recensisce lo scritto di David Boadella, il quale ci mostra come gran parte della strada seguita da Whilhelm Reich fosse già stata tracciata da Sigmund Freud.
David Boadella, nato nel 1931, ha studiato all’University College di Londra e all’Università di Nottingham. E’ laureato in lingua e letteratura inglese ed ha il diploma di Psicopedagogista. Lavora come direttore in una piccola comunità scolastica rurale, nel Dorset (Inghilterra), che si è fatta un nome sia a livello locale che nazionale per i suoi lavori creativi in letteratura, in musica e negli altri campi di espressione artistica. David Boadella svolge anche l’attività di terapeuta bioenergetico non medico a Londra, durante i fine settimana.
Il suo interesse per Reich è divenuto consistente dopo i vent’anni. Ha collaborato strettamente con Paul Ritter sia in terapia personale, sia contribuendo alla rivista Orgonomic Functionalism. E’ l’autore di The Spiral Flame, uno studio sul pensiero di D. H. Lawrence (Ritter Press, 1958) e di Wilhelm Reich: the evolution of his work (Vision Press, 1972). Durante questi ultimi tre anni ha pubblicato una nuova rivista: Energy and Character: rivista di ricerche bioenergetiche, rivolta ad un ampio settore di studi in molte discipline, sviluppati sulla base del lavoro di Reich. Ha anche composto un libro di poesie: Coming of Age (Outpost Publications, 1972) ed ha edito una raccolta di scritti di bambini: Handfuls of Light (Abbotsbury Publications, 1970).
Troppe volte il nome di Reich è balzato fuori, in momenti particolari, associato a idee confuse o errate. E’ un nome di una personalità ancora poco conosciuta e spesso travisata in una assurda denigrazione o in un’ottusa idealizzazione. E così per strumentalizzazione, per ignoranza, o per calunnia Reich è stato definito di volta in volta come apostolo della rivoluzione sessuale, come lo scienziato pazzo, inventore della « cassa orgonica » che aumenta le capacità sessuali o come l’allievo di Freud che rinnegò il maestro.
Abbiamo pubblicato questo articolo di Boadella per contribuire a chiarire la personalità di Reich, ed in particolare per far ulteriore luce sul rapporto tra il lavoro scientifico-terapeutico di Freud e quello di Reich.
L’argomento è trattato anche in Reich parla di Freud (Milano 1970), un libro costituito per la maggior parte da una lunga intervista fatta a Reich. Esso ricostruisce l’atmosfera dei primi anni di ricerca psicanalitica e degli anni successivi in cui, per la pressione moralistica della società, gli psicoanalisti si allontanarono da Freud per strade .diverse, abbandonando tutti il nucleo fondamentale e rivoluzionano del maestro. Certamente a questa inversione di tendenza diede una spinta la teoria più tardiva di Freud stesso, quella che postulava l’esistenza dell’istinto di morte e che riteneva quindi biologica la distruttività nell’uomo.
Uno dei punti di più netto contrasto di Reich con le teorie freudiane fu nel dimostrare come angoscia, distruttività e rabbia siano invece solo impulsi secondari, creati cioè dalla repressione degli istinti vitali, dando al contempo un’altra base scientifica alle possibilità di una rivoluzione socio-economica in senso marxiano.
Lo scritto di Boadella ci mostra, con un’obiettività che nasce anche dalla sua estraneità agli anni del conflitto, come gran parte della strada seguita da Reich fosse già stata tracciata o prevista da Freud, anche se, naturalmente, senza quegli espedienti scientifici che posero psicoanalisi e libido su una base biologica concreta. Reich appare in un certo senso come il più ortodosso dei freudiani, come l’allievo che raccolse le istanze rivoluzionarie del maestro per svilupparle e approfondirle, portandole alle loro ultime ma implicite conseguenze.
Ma l’articolo di Boadella ha anche il merito di offrire una panoramica molto netta sullo sviluppo del pensiero di Freud, toccando anche punti nevralgici che spesso vengono taciuti. La sua seria ed attenta indagine mette a fuoco i significati profondi delle scoperte di Freud attaccando le interprelazioni false e reazionarie che se ne sono date. Oggi, in un clima di sfiducia e di accusa nei confronti del padre della psicanalisi da parte di gruppi politici e pseudofemministi, e nel clima di una quasi completa smobilitazione delle teorie freudiane fondamentali da parte di molte correnti psicanalitiche, quest’articolo assume un interesse particolare. Esso non vuole assumere il sapore di un rilancio trionfalistico di Freud, ma di una sua giusta valutazione, nei suoi limiti (che erano anche limiti storico-sociali di un’epoca) snelle sue innegabili potenzialità rivoluzionarie, portate a maturazione in seguito da Reich.