Luciano Rispoli Psicologia: L’integrazione delle culture. Rigidità e mobilità
Le modalità con cui culture diverse e diversi popoli vengono in contatto, si influenzano o si mescolano, sono profondamente legate al grado di sviluppo psicologico e sociale del tempo, al grado di civiltà in quel momento raggiunto.
Il problema centrale è certamente ancora una volta legato alla psicologia del “diverso”, alla capacità, cioè, dell’essere umano di accettare l’altro, senza paura di perdere la propria identità e il senso profondo di esistenza.
Se in una prospettiva Funzionale guardiamo alle varie realtà culturali come ad organismi complessi, dotati di molteplici aspetti e Funzioni, possiamo cominciare a comprendere per quali motivi un determinato organismo sta perdendo la capacità di aprire i propri confini all’altro e al diverso.
Come due bambini possono cogliere, dal loro incontro, stimoli nuovi e nuove potenzialità di crescita, senza che vi sia discapito per nessuno dei due, così culture, gruppi etnici diversi, hanno nel fondo la possibilità di incontrarsi e di arricchirsi reciprocamente.
Ma cos’è allora che ha ostacolato queste possibilità di arricchimento, e ha portato per lo più all’assurda e cieca volontà di annientare completamente la cultura “diversa”?
La prospettiva Funzionale ci può aiutare a capire che uno dei nodi centrali di queste follie umane è nella “rigidità” del Sé, cioè un organismo che ha finito per sviluppare esageratamente alcune Funzioni a discapito di altre, perdendo la propria integrazione profonda ed originaria e la sua capacità primaria di mobilità.
Si possono essere, ad esempio, sviluppate esageratamente le emozioni dure, di rabbia, di odio, di ostilità e diffidenza, a discapito delle emozioni morbide e tenere, della capacità di entrare in contatto reale e profondo con l’altro. La razionalità può essersi scissa dall’affettività e aver perso il senso dell’aiuto, la necessità dell’appoggio. Il corpo non trasmettere più le sensazioni profonde, a scapito di fantasie sempre più infarcite di pericoli e paure profonde (spesso inconsapevoli) di perdere identità e sicurezza: pericoli e paure che vengono proiettati all’esterno sul “diverso”.
Il senso di Sé può alterarsi completamente, gonfiarsi, fino ad arrivare a considerare in un delirio i “diversi” tutti come esseri spregevoli ed inferiori.
La perdita di un’integrazione e di una mobilità originarie sono dunque uno dei fattori centrali dell’alterazione della struttura del Sé, che impediscono di restare in contatto sia con il proprio nucleo profondo di esistenza, sia con il mondo circostante, con tutte le sue differenti e indispensabili coloriture.
Sciogliere la rigidità, mantenere o ritrovare integrazione e mobilità di tutti i livelli del Sé (Cognitivi e immaginativi – Emozionali – Movimenti e corporeità -Funzionamento dei sistemi fisiologici interni dell’organismo) è ciò a cui bisogna puntare per non rischiare che l’umanità vada più avanti nella rabbia e nella distruttività, invece di utilizzare tutte le potenzialità di un incontro proficuo con il diverso.
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