in “Quaderni Reichiani n. 6”, Napoli, 1975.
Relazione di Luciano Rispoli sul seminario di formazione per animatori sindacali, Firenze, 17-21 marzo 1975, centro studi CISL.
La psicosociologia ha subito dei cambiamenti profondi a partire dagli anni sessanta in poi. La psicoanalisi verbale e di gruppo e i T-groups (trainer groups) per lo studio delle dinamiche di gruppo in una situazione sociale (scuola, fabbrica, ospedali) rilevano, oltre a limitazioni tecniche, la loro vera funzione: essere adoperati dalla classe dominante come ‘‘tecniche del consenso’’. A causa di ciò e sull’onda delle lotte studentesche ed operaie del ‘68-’69 nasceva in Europa, e in particolare in Francia, «l’analisi istituzionale’» che sposta il fuoco dell’interesse sui problemi politici e sociali, esistenti all’inferno dell’istituzione, visti in un’ottica di lotta di classe. Nello stesso periodo, col contributo del pensiero e delle tecniche di Wilhelm Reich, e sulla spinta di un’esigenza sempre più diffusa di interessarsi a problematiche personali, effettive e sessuali, sorgono gli “encounter groups”. Si differenziano dai gruppi psico-sociali precedenti sta per aver introdotto tecniche bioenergetiche non verbali (lavoro sul corpo), sia per aver negato la possibilità di un disimpegno emotivo da parte degli psicosociologi che guidano i gruppi (cosa che invece veniva affermata dalla teoria dei T-groups). Questa brevissima panoramica non può certo esaurire il quadro delle tecniche e dei vari tipi di gruppi oggi esistenti (tra i quali andrebbe citata almeno la ‘gestalterapia”, messa a punto da un allievo di Reich), ma è indispensabile per comprendere questo documento che riporta un tentativo di integrazione tra tecniche bioenergetiche e analisi istituzionale, affettuato proprio durante un seminario organizzato secondo le tecniche superate dei T-groups. La spinta politica della base che partecipava al seminario ha smascherato la falsa “neutralità” degli psicologi e sociologi che gestivano l’iniziativa; costoro, infatti, hanno dovuto prendere una posizione o a favore o contro l’autogestione richiesta dalla base, rilevando, d’altra parte, gli obiettivi reali del seminario: la preparazione di tecnici del consenso. Il documento, quindi, riveste notevole interesse, anche se si riferisce ad un singolo episodio, perchè fornisce un contributo concreto, sui ruoli e funzioni di psicologi e operatori sociali e sui fini politici delle tecniche di intervento. Al tentativo di integrare analisi istituzionali e tecniche bioenergetiche che in un unico tipo di intervento lavora Georger Lapassade, insegnante di Analisi Istituzionale a Parigi, nell’Univeristà di Vincennes, presente al seminario di Firenze. Allo stesso tentativo lavora il Centro Studi Reich attraversò una serie di strumenti operativi (che vanno dall’approfondimento delle tecniche bioenergetiche alle terapie di gruppo, da un asilo liberatorio autogestito al lavoro di consultorio nelle istituzioni, quali famiglia e scuola) basati sulla concezione reichiana che sono politici anche i problemi quotidiani, affettivi e personali, e che bisogna sperimentare la repressione e lo sfruttamento per poterne prendere coscienza e per lottare.
Penso che sia importante riportare un’esperienza fatta a Firenze dal Collettivo gruppi e organizzazioni e dalla FIM-CISL di Torino, perché rappresenta il primo tentativo di socioanalisi bioenergetica, ovvero di intervento analisi istituzionale legata ai principi della bioenergia. Vorrei evitare, per quanto mi sarà possibile, di scindere la teoria dalla prassi, o viceversa, e di separare il personale dal politico, perché sono una femminista e lo sono diventata, in parte, tramite l’analisi istituzionale. Il seminario era stato concordato dalla direzione sindacale FIM-CISL da una parte (Beppe Mainairdi, Ilario Dal Ben, Carlo Eusebio, Gheddo, più Facchetti del Centro Studi di Firenze) e Aldo Cantoni e Gaetano Grazioli, psicosociologi del collettivo Gruppi e Organizzazioni dall’altra. Inizialmente doveva collaborare un solo psicosociologo, poi, visto il numero dei partecipanti (28 poi 36) si è arrivati a due, e infine a tre. La direzione sindacale si era detta disponibile a pagarne solo due. L’interesse per il lavoro ha spinto tuttavia l’intervento di tre persone: Aldo Cantoni, Gaetano Grazioli, Milena Ambrosini. I partecipanti erano sindacalisti in parte addetti alla produzione, in parte funzionari di sindacato. Il seminario di formazione nasceva dalle esigenze, interne al sindacato stesso, di sviluppare la creatività, la critica della base nei confronti del vertice, al fine di rafforzare l’organizzazione. Lo staff sindacale e gli psicosociologi avevano concordato un programma preciso, durante il quale si sarebbe discusso ogni giorno di un terna diverso: formazione dei Consigli di fabbrica dal ‘69 in poi, autoriduzione delle bollette nel ‘74, funzioni dell’animatore sindacale. Tali analisi sarebbero state sviluppate mediante il lavoro in a) piccoli gruppi, in cui gli psicosociologi avrebbero avuto il compito di agevolatori dei processi, cioè di aiutare i partecipanti a comprendere le dinamiche interne ad un piccolo gruppo per potere più facilmente raggiungere l’obbiettivo, b) riunioni plenarie centrate sull’analisi dei processi, c) riunioni plenarie centrate sull’analisi dei contenuti.