in “Isteria, corpo e linguaggio”, XXIII Congresso della Società di Psicoterapia Medica – Centro Scientifico Torinese, Torino, 1989.
Luciano Rispoli e Paola Bovo analizzano i fenomeni isterici facendo riferimento alle più recenti scoperte scientifiche, collegando la sintomatologia isterica sia alla natura fisica che somatica.
Se analizziamo i fenomeni isterici, anche alla luce delle più recenti ricerche nei vari rami e discipline scientifiche, dobbiamo innanzitutto guardare a quella complessa catena di processi che collegano lo psichico ed il somatico. La dobbiamo inoltre studiare sotto una luce ed una visuale abbastanza nuove e diverse sia da quelle di uno “psicologismo” o “soggettivismo” portati ad oltranza, sia da un’interpretazione totalmente “simbolista” che non tenga poi in nessun conto l’interconnessione in entrambi i sensi di psichico e somatico. Indubbiamente i fenomeni isterici sono ancorati ad un’oggettività corporea incontrovertibile, ma l’importante dell’elemento corporeo non è solo in questo; è piuttosto nel riuscire a capire come si sia prodotto l’ancoramento corporeo e da che cosa sia continuamente mantenuto e rinnovato. A lungo Freud stesso per primo aveva cercato delle interazioni significative che connettessero chiaramente psichico e biologico. Numerosi sono stati i tentativi, anche nella stessa area psicoanalitica, che hanno toccato o sfiorato questo delicato tema. Ferenczi pratica una tecnica attiva facendo agire i corpi dei pazienti in terapia e addirittura toccandoli. Winnicott sottolinea lungamente le funzioni fondamentali corporee di una madre sufficientemente buona, mettendo l’accento, nella tecnica terapeutica, sul tenere (holding) sotto vari punti di vista. Balint parla di relazioni oggettuali primarie dei bambini e delle loro esigenze di soddisfazione in un parallelismo molto stretto con le situazioni terapeutiche. Le tecniche gruppoanalitiche e quelle di vis à vis sviluppano sempre più una sensibilità verso la comprensione e l’implicazione diretta del corporeo. L’area della Psicoterapia corporea d’altronde, avendo esplicitamente esplorato, nel corso oramai di 50 anni, proprio le interfacce tra le dimensioni somatiche e quelle psichiche, biologiche, sociali, è riuscita ad entrare all’interno di queste complesse catene di cui parlavamo: ad esempio quelle che connettono i disturbi psicosomatici con le rappresentazioni psichiche; oppure le emozioni con i movimenti e gli atteggiamenti del corpo (e persino con la sua forma); o ancora i processi biochimici del micro (equilibrio vegetativo, funzionamenti ormonali, fisiologia dei tessuti e degli organi interni) coni movimenti del macro (respirazione, manipolazione della muscolatura).
In particolare il più recente approccio funzionale in Psicoterapia corporea e il relativo modello del Sé hanno permesso di individuare delle grandi aree nelle quali possono essere suddivisi e raggruppati tutti i processi di funzionamento del Sé (incluse le dimensioni somatiche), cioè della persona in relazione sia col mondo interno che con quello esterno. Il corpo, o meglio il Sé funzionale, secondo tale concezione, non è una struttura soltanto fisica, ma è un sistema complesso e dinamico nel quale originariamente tutte le parti e tutte le funzioni sono integrate, profondamente interconnesse, e tutte presenti, ancorché in forme semplici e rudimentali, sin dalla nascita (o negli ultimi mesi di vita intrauterina). Ciascuna area del modello funzionale del Sé è definita da una specificità di funzioni. Così l’area dell’Emotivo si caratterizza per la capacità umana di dare coloriture affettive a tutti i rapporti oggettuali, escludendo una neutralità del bambino nei confronti del mondo circostante, e comprende al suo interno i sentimenti cosiddetti positivi, quelli negativi, l’appercezione di Sé, etc. Il Fisiologico comprende i sistemi e gli apparati interni dell’organismo, dai sistemi percettivi a quelli del neurovegetativo, dal cardiovascolare al respiratorio al digestivo all’ormonale, fino al funzionamento microcellulare biologico. L’area del Posturale invece è caratterizzata dalla struttura dei muscoli, dalla loro capacità di eseguire piccoli e grandi movimenti, dalla forma che negli anni si è scolpita nel corpo nelle sue varie parti, dalle posture che esso assume abitualmente o coattivamente, e così via. Infine l’area definita come Cognitiva è rappresentata dal mondo dei ricordi, dalle fantasie, dal simbolico, dalla consapevolezza e dal razionale. Ora ciascuna di queste aree e ciascuno dei sottopiani che le compongono possono subire delle alterazioni a causa delle condizioni frustranti o non accoglienti della vita del bambino, e in tre diverse modalità. La prima riguarda il suo sviluppo (un livello può ipersvilupparsi o atrofìzzarsi); la seconda è nella mobilità (la persona vedrà capacità motorie o percettive restringersi, potrà cadere in stereotipie affettive, avere ripetitività sclerotizzate nelle idee, etc.); la terza modalità di alterazione riguarda infine il rapporto con le altre funzioni (nel senso di spaccature o separazioni tra un’area e l’altra o tra un sottopiano e l’altro). Da numerosi studi appare da tempo chiaro che le prime alterazioni della personalità nascono nelle zone di confine (o di intersezione) in particolare tra mentale e biologico. Noi sosteniamo che contribuiscono al nascere di vere e proprie scissioni, in prima istanza tra le grandi aree in cui abbiamo suddiviso il Sé, e successivamente anche tra i sottopiani di una stessa area. Alla luce di queste ultime constatazioni è stato possibile verificare che ogni disturbo, sia di tipo più specificamente psichico che di tipo somatico, è caratterizzato da una alterazione complessiva funzionale del Sé e dall’insorgere di scissioni al suo interno. L’ammalarsi è una patologia dell’intera personalità che può poi prendere una strada piuttosto che un’altra; ma nel suo insieme presenta sempre (a guardare con attenzione) una mescolanza di sintomi fisici e psichici, nonché una mescolanza di sintomi e di alterazioni caratteriali. Questa frammentazione e modificazione delle aree del Sé è particolarmente visibile nei disturbi tradizionalmente classificati come “isterici”. Vediamo degli esempi. Alcuni pazienti hanno allontanato dalla sfera del cognitivo la consapevolezza dell’emozione della paura, ma avvertono (ed è a quel punto qualcosa di strano e incomprensibile) intollerabili sensazioni di dolore o di fastidio nell’essere toccati in alcuni punti del loro corpo. Vi sono altri che possono avere intense fantasie sessuali ma sconnesse con le sensazioni vegetative di piacere ed eccitazione dell’area genitale. Reich a tal proposito aveva notato che in pazienti con una tipica formazione masochistica i disturbi isterici potessero subentrare solo al momento in cui cessavano di essere attive le intense fantasie morbose e masochistiche loro usuali. Quasi tutti i pazienti isterici non riescono ad esprimere aggressività direttamente attraverso i movimenti del corpo, ma soltanto attraverso l’espressione distorta e indiretta del lamento. Posture e movimenti sono in questo caso separati e sconnessi con l’emozione che dovrebbero poter manifestare all’esterno. Spesso si possono rilevare abnormi percezioni dei movimenti interni: allora il paziente avverte strane sensazioni di freddo o di caldo violento, correnti elettriche, scosse, indurimenti, pesi. In tal caso è il fisiologico, con l’apparato proprìocettìvo endogeno, a scollegarsi con il livello della consapevolezza e della razionalità. Somatizzazioni, anche acute e violente, possono insorgere e scomparire in pochissimo tempo e non perché siano un’invenzione mentale dell’isterico. Il fenomeno è ben più complesso e passa attraverso il livello fisiologico profondo. Le innervazioni vegetative profonde dello stomaco, ad esempio, possono portare, a causa dell’alterazione e della scissione con il mondo emotivo, ad una stimolazione non più modulata e così forte e improvvisa da provocare forti spasmi e dolori davvero violenti. Espressa l’emozione passeggera attraverso questa strada indiretta e distorta, il riequilibrarsi rapido del vegetativo può condurre alla scomparsa del sintomo e del dolore. Altre volte è il funzionamento del diaframma e del meccanismo respiratorio che subisce violente e rapide modificazioni, del tutto separate dal livello cognitivo, producendo tensioni e disfunzioni sia dei fasci muscolari che lo circondano (all’attaccatura delle costole e della colonna vertebrale), sia della muscolatura liscia interna. Un altro fenomeno frequente è legato alla mancanza di modularità e morbidezza nella variazione del tono muscolare di alcune parti del corpo. I muscoli, così, possono rispondere a stimolazioni emotive direttamente, fuori del controllo della coscienza, e in modo abnorme ed esagerato. Contrazioni improvvise, ipertonìe violente, portano a percezioni dolorose acute e subitanee, o si ripercuotono sull’apparato percettivo provocando parestesie a volte intense e paralizzanti. Sono note le sensazioni di correnti, formicolii, addormentamenti che possono irrompere in alcune parti del corpo ed intensificarsi sino ad arrivare a paralisi vere e proprie, soprattutto a carico degli arti. Anche questo fenomeno può essere riconnesso ad un funzionamento brusco, a salti (non modulare appunto), del piano fisiologico e in particolare del processo respiratorio: modalità che può essere riscontrata sovente nei disturbi isterici. La riprova la possiamo avere lavorando in terapia con un modello corporeo e funzionale. Durante le sedute, infatti, si possono riscontrare gli stessi fenomeni (addormentamenti, formicolii, etc.) tutte le volte che intensifichiamo e modifichiamo una respirazione trattenuta e superficiale. Potremmo allora dire che si tratta di movimenti interni, i quali dovrebbero essere normalmente presenti, ma che invece irrompono improvvisamente in un organismo disabituato ad essi. In terapia il fenomeno è comunque molto più dolce, controllato, e porta benefici effetti sull’intera struttura dell’organismo del paziente. Siamo qui di fronte ad una importante acquisizione relativamente al significato dei sintomi in generale, cioè la valenza di “auto-cura” che essi hanno, come tentativo di reagire all’immobilità e all’alterazione di base della struttura del Sé. Alcuni casi possono illustrarci meglio quanto detto. Claudio soffre di una anestesia genitale molto forte che gli impedisce quasi del tutto e per molti anni di avere un benché minimo rapporto sessuale. In lui è molto evidente una profonda alterazione del livello fisiologico percettivo e tattile. Antonella ha dolori che le appaiono d’improvviso in differenti partì del corpo. La voce è pervasivamente lamentosa e nasconde una rabbia compressa, ma sempre associata ad un paralizzante senso di impotenza. Molti punti del suo corpo se toccati la fanno “scattare” con una sensazione di insopportabilità, specie le zone dove le ossa sporgono, e in particolare le anche. Anche in questo caso la percezione tattile sembra in balia, in modo patologico, di prorompenti emozioni. Diego ha problemi di eiaculazione precoce. Colpisce subito una ipersensibilità al solletico e una motilità esagerata e inconsapevole. Caratteristica in lui è la presenza di sensazioni interne strane, a volte troppo forti, come ad esempio quella di esplosione nel bacino. Ornella ha fantasie sfrenate e sconnesse da ogni senso di realtà, che finiscono per degenerare in paure di impulsi incontrollabili. Il suo organismo è continuamente in bilico e facilmente viene travolto da ondate di movimenti vegetativi (tremiti, sudori, spasmi, ecc.) che la sconvolgono, la spossano e la impauriscono ancora di più. Se osserviamo attentamente possiamo rilevare che comune a tutti questi casi è il crollare di un atteggiamento di controllo esagerato. La capacità di trattenere, comunque sempre troppo sviluppata, cede ad un fiume disordinato e pauroso che coinvolge soprattutto alcuni piani funzionali dell’area fisiologica: il percettivo, con il tatto e la motilità interna; il cenestesico; e il piano del tono muscolare di base (spasmi, correnti, paralisi). Anche una parte del posturale è coinvolta, quella dei movimenti involontari: tremiti, clonismi, scatti, ecc. Ciò che sembra caratterizzare questi pazienti è che all’allentarsi dell’atteggiamento di controllo sia il mondo delle fantasie che delle emozioni, entrambi ipersviluppati e mantenuti a stento, si traducono in modo patologico e abnorme direttamente in forti alterazioni del fisiologico e del muscolare. Nella sintomatologia isterica si potrebbe parlare della presenza dì scissioni caratteristiche e particolari tra la sfera emotiva o immaginativa da una parte e il fisiologico dall’altra, comprendendo in questo anche i movimenti involontari. I diagrammi funzionali di queste strutture possono essere quelli rappresentati dalla fig. 3. Un secondo punto significativo ci fa comprendere che fenomeni isterici, seppure in modo meno intenso e con evoluzione del tutto diversa, si presentano sempre nel corso di una terapia funzionale corporea.
Ciò starebbe ad indicare che, a nostro avviso, in misura più o meno elevata le scissioni che abbiamo descritto e le alterazioni che riemergono violentemente nel fisiologico sono presenti quasi sempre alla base delle patologie funzionali del Sé. La spiegazione la si potrebbe collocare nella centralità del meccanismo della respirazione. Da una parte la respirazione influisce su tutti i processi del fisiologico regolandoli e modulandoli e dall’altra viene invece modificata dal bambino (trattenuta, ridotta al minimo, resa superficiale, portata tutta nel torace) nel tentativo di tenere a bada l’angoscia, la paura, le emozioni troppo forti e non accettate dall’ambiente affettivo circostante, e di non percepire tutti i risvolti somatici che nel corpo si ammalano e si incapsulano, ma che rimangono nonostante tutto per sempre lì, pronti ad esplodere come una bomba innescata. Ciò porterebbe a chiarire come i fenomeni isterici non possano essere considerati oggi diminuiti o scomparsi, ma solo modificati in intensità e modalità, perché comunque essi rientrano (in una visione funzionale di unitarietà dei disturbi psichici e somatici), come componente non separata, e in misura più o meno intensa, all’interno di ogni quadro patologico complessivo del Sé.