Luciano Rispoli Psicologia: Influenza del gattonamento e del linguaggio infantile.
Troppo spesso nel passato si è ritenuto che la precocità nello sviluppo delle capacità del bambino fosse un segno sicuramente positivo. I genitori, ovviamente, sono i primi a essere presi da questo modo di vedere, nel piacere ma anche nell’ansia che i loro figli crescano in fretta e bene. Ma già in altri precedenti miei scritti sul Funzionalismo avevo messo in evidenza che le pressioni dell’ambiente sui piccoli, ad essere subito bravi, capaci, perfetti, producono delle alterazioni negative nell’organizzazione del Sé. In particolare si era evidenziato che modelli di bellezza, di bravura, di sessualità, dai quali bambini e ragazzini vengono bombardati tramite i mass media, agiscono pesantemente sul potersi sviluppare seguendo i propri tempi, le proprie modalità, gradualmente, passo dopo passo. La domanda da cui nasce questo scritto è stata, allora: ma i bambini che parlano molto presto e molto bene sono davvero dentro uno sviluppo basato su tempi e modalità propri e graduali? O piuttosto non sono spinti a modalità troppo precoci nelle quali finiscono per perdere un apprendimento graduale, personale, più efficace e profondo?
Il linguaggio
Il linguaggio “infantile” è stato per troppo tempo giudicato come una fase imperfetta che doveva presto essere superata per far acquisire al bambino le capacità linguistiche, sintattiche e grammaticali corrette. Già molti anni fa sostenevo che il linguaggio infantile andasse rispettato come una fase importante e significativa dello sviluppo del bambino. Ma restava l’idea che l’adulto non dovesse troppo compiacere il linguaggio infantile, e, anche se non correggendolo direttamente, almeno parlare sempre in modo corretto, senza errori. Cosa è in definitiva il linguaggio infantile? Oggi, dopo l’accumularsi di esperienze e ricerche, possiamo ritenere che il linguaggio infantile è una fase molto importante dello sviluppo del bambino. Non è un bambino che non sa ancora parlare bene. E’ qualcosa che lo aiuta a trovare modi tutti suoi di nominare le cose, frutto della sua modalità, delle sue sensazioni, e delle sue emozioni. Il linguaggio è tutto questo insieme, e non è solo una comunicazione.
Il linguaggio infantile è qualcosa che appartiene pienamente al bambino, con elementi creati da lui e non imposti dall’esterno. E’ un qualcosa di “familiare”, affettivamente caldo, divertente; ma anche prezioso perché particolare di quel bambino e di quella famiglia. E gli adulti lo possono tranquillamente appoggiare, perfino ripetendo le parole buffe e inventate del bambino, perché non c’è pericolo che ci sia un ritardo di apprendimento. Cosa accade spesso ai bambini di oggi? Che imparano troppo velocemente un linguaggio “adulto” attraverso la televisione, i video, le chat; e sono, così, costretti a loro insaputa a rinunciare a questo passaggio graduale, prezioso per la creatività e l’intelligenza del bambino.
Il gattonamento
Qualcosa di molto simile avviene a proposito del “gattonamento”. Il fatto di potersi muovere autonomamente senza dipendere dagli altri rappresenta una tappa importante per il bambino che ora potrà esplorare l’ambiente circostante favorendo nel contempo lo sviluppo percettivo, cognitivo e sociale. Il gattonamento vero e proprio avviene, più o meno, intorno l’8° e il 10° mese: il bambino si muove tenendo mani e ginocchia appoggiate a terra, mentre la pancia è sollevata. Anche per la capacità di camminare ci sono spesso troppe ansie dei genitori, che lo mettono in piedi prima che sia il bambino stesso a riuscirci. Il “girello” era un classico esempio di un modo di accelerare i tempi del bambino nel camminare. Oppure, più attuale, l’abitudine di tenerlo per le manine e farlo camminare anche quando non è assolutamente ancora in grado di farlo da solo. Ma cosa è, in termini più complessi e nell’ottica del Neo-Funzionalismo, il gattonamento? Non è solo “psicomotricità” ma molto di più. E’ un esplorare il mondo e i propri movimenti nel mondo. Il bambino deve fare affidamento sulle sue capacità per muoversi, per spostarsi nello spazio, per non essere costretto a restare sempre allo stesso posto. E allora, a poco a poco, usa i suoi movimenti, la sua forza, i suoi muscoli per muoversi sul pavimento. Prova e riprova. E impara a camminare a quattro zampe.
E non è finita qui, nel camminare gattoni, il piccolo esplora a lungo, con calma e pienamente le sue capacità, e anche insieme (ovviamente) i propri limiti. Impara come aggirare un ostacolo, come sollevare il suo peso, come andare di lato e anche indietro. Impara, inoltre, a spostare i suoi limiti (gradatamente) e a valutare se e quanto si sono spostati. Impara dunque qualcosa di molto importante: impara a percepire tutti i segnali che arrivano dalla spazialità intorno a lui e di lui nello spazio; impara a valutare come è il percorso da fare, dove può andare e dove non può, dove può farsi male, dove c’è pericolo. Possiamo sicuramente affermare che un bambino che gattona a lungo non si fa male facilmente nel suo muoversi.
E’ attento, riflessivo, valuta bene e con calma prima di lanciarsi nel movimento. Persino con l’esistenza di gradini e scale in casa il piccolo se la sa cavare molto bene, perché impara, con i tempi giusti, come fare per salire e scendere, senza farsi male, con sempre maggiore sicurezza. Una sicurezza posta su basi molto solide, sull’attenzione, su una buona padronanza di movimento; ma soprattutto su una buona capacità di esplorare, percepire, valutare e decidere nel modo migliore.
Siamo sul punto di sfatare dei miti errati. Bambini troppo “estroversi” (che si buttano subito nelle situazioni, che si affidano a tutti quasi senza fare differenze tra persona e persona), in realtà avrebbero alcuni Funzionamenti di fondo alterati o carenti: Esplorare, Percepire, Scegliere.
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