in Annali vol- II Scuola Europea in psicologia funzionale corporea, 1992.
Luciano Rispoli, membro del Comitato Internazionale per la Body-Psychotherapy e del Comitato Direttivo della Association Internationale de Somatothérapie, riflette sul superamento della logica ristretta e medicalistica del limitarsi a “curare” i disturbi, in una direzione che punta, invece, alla profondità dell’intervento che vede la persona nella sua interezza ed unicità.
Il campo della psicologia clinica e della psicoterapia è in movimento e in trasformazione ormai in tutti i paesi d’Europa. Un’onda lunga e inarrestabile che segna il passaggio da un’epoca ad un’altra: la maturità di una disciplina scientifica che va consolidando il suo status, riflettendo sui suoi compiti, delineando i suoi percorsi formativi. Due i punti salienti di questo processo, così come si sta sviluppando in particolare nel nostro paese, dove, accanto ad antiche resistenze e vecchi pregiudizi, compaiono istanze nuove che si possono ritenere all’avanguardia nel mondo scientifico europeo.
Da una parte è la prima volta che in un paese come il nostro viene dato un riconoscimento pieno e significativo al patrimonio di conoscenze e di ricerche accumulato al di fuori del mostro sacro dell’Università. Abbiamo più volte sottolineato, in scritti precedenti, come però questa innovazione, per poter sviluppare le sue ricche potenzialità, deve approdare ad una collaborazione effettiva e produttiva tra i poli fondamentali nei quali la psicoterapia e la psicologia clinica si articolano: vale a dire tra scuole private e scuole pubbliche, tra servizi e centri di ricerca, tra diversi approcci e indirizzi psicoterapeutici. Ciò significa che i processi di profonda innovazione sono sì avviati, ma non ancora pienamente saldi nella direzione che possono prendere. Spetta a noi operatori non allentare la partecipazione e il dibattito, affinché si prosegua evitando i pericoli di settorializzazione, di chiusura, di mancanza di pluralismo.
L’altro aspetto che caratterizza la nuova fase della cultura della psicoterapia è il superamento della logica ristretta e medicalistica del limitarsi a “curare” i disturbi, a tamponare le falle, a praticare delle “tecniche” più o meno efficaci. La psicologia clinica va delineandosi sempre più come un insieme di grandi modelli teorici, anzi di aree teoriche, che guardano al funzionamento dei processi psicofisici secondo determinate ipotesi di base, ciascuna delle quali illumina una parte del campo conoscitivo, contribuendo a costruire lentamente un quadro complessivo e totale. Oggi siamo alle soglie di questo passaggio, del quale abbiamo indizi sempre più certi e numerosi. Uno degli indizi più significativi sono il sorgere di modelli teorici a più ampio respiro, che guardano innanzitutto al funzionamento dei vari piani e livelli di cui si compone la struttura psicofisica dell’essere umano, e solo successivamente fa discendere da questo quadro generale una teoria della tecnica volta alla operatività più concreta. A loro volta le tecniche terapeutiche diventano così sempre più precise, guidate da un progetto complessivo calibrato esattamente sul caso specifico (individuo, gruppo, struttura che sia), sempre più efficaci e più brevi. Ma la precisione vuol dire una conoscenza sempre più approfondita dei processi funzionali che intervengono a tutti i livelli del Sé (inteso nel senso di insieme complesso di processi di cui l’autopercezione è solo una parte, legata non ad uno solo, ma a tutte le aree di cui il Sé si compone). L’intervento è sempre meno casuale e sempre più “microchirurgico”, estremamente sottile e perciò estremamente profondo. La cultura psicologica si fonde, allora, per forza di cose, con quella di numerose discipline contigue, muovendosi nelle fertili zone di frontiera, dove la ricerca è ricca di implicazioni nuove e nuove possibilità. E i campi di applicazione della ricerca e delle nuove teorie travalicano ampiamente i vecchi limiti della cultura psi, abbracciando i più importanti fenomeni e le più significative fasi della vita, dalla esistenza prenatale alla nascita, dalla neonatalità allo sviluppo dell’infanzia, dalla adolescenza alla maturità alla senilità alla morte.
Su questo scenario nascono gli “Annali 2” della Scuola Europea di Formazione in Psicoterapia Funzionale corporea. Piccolo contributo all’avanzare delle conoscenze, che però testimonia della forza e della validità di una ricerca scientifica in progressiva crescita, capace di sempre nuove intuizioni e nuovi campi di applicazione, giunta anch’essa, dopo quasi 25 anni di elaborazione, ad una piena e salda maturità. Lo testimoniano gli articoli che vi sono raccolti, i quali riescono a spaziare, con grande apertura, dall’approfondimento della psicoterapia Funzionale applicata all’infanzia allo studio approfondito di un organo Funzionale di estrema importanza come il diaframma, dalle nuove prospettive multifunzionali che si dischiudono per il settore dei processi di formazione alle considerazioni sull’attuale fiorire delle teorie del Sé. L’interessante è che la vastità degli spazi e la diversità degli argomenti non significano vaghezza delle nozioni, ma al contrario convivono con la possibilità di scendere sempre più con concretezza, dettagli e precisione nelle varie trame dei processi fondamentali della vita umana, e nelle tecniche operative per intervenire e potervi “mettere le mani”, anche dove prima non sembrava possibile. Il campo che ci si dischiude davanti è affascinante e pieno di promettenti prospettive. Non si può oggi più parlare di malattie psichiche e di disturbi fisici in modo separato: le connessioni sono profonde e a tutti i livelli, da quelli emotivi sino a quelli microbiologici del sistena neuroendocrino o immunitario. Qui è appunto il futuro della ricerca scientifica interdisciplinare, nella possibilità di controllare sin nel profondo i processi che conservano salute e benessere, che producono apertura e mobilità, che non lasciano intaccare le capacità vitali e le qualità della vita: prima tra tutte la capacità di vivere con entusiasmo e con gioia.
La sfida è tra un macroambiente, dove i processi di degradazione ed inquinamento incalzano sempre più pericolosamente, e un microambiente dove le speranze consistono nel modificare e nel prevenire il distorcersi della vita, delle mentalità, dei valori umani, dei sentimenti. La sfida è tra un uomo nuovo che deve nascere, con una capacità finalmente matura di preservare la crescita e la sanità del cucciolo umano, e l’irreversibilità di processi di degrado innescati dalla stupidità e dall’egoismo cieco di chi ha cercato di “arraffare” quanto più poteva dal pianeta terra. In questo clima ogni contributo al progredire della conoscenza dei meccanismi psicofisici dell’essere umano è estremamente prezioso, va incoraggiato e perseguito a qualunque prezzo. La responsabilità di chi ostacola o non favorisce questo progresso non può oggi essere più ignorata, e l’appello che noi continuiamo a lanciare è che su questa strada si continui a ricercare e a lavorare, tutti, con spirito di collaborazione e con il pensiero volto al futuro.