S.I.F. Società Italiana di Psicologia Funzionale
(a cura di Paola Fecarotta, Paola Fiore, Luciano Rispoli, Paola De Vita).
Queste note di riflessione nascono, da una parte, dal dibattito che si muove ormai da molti anni all’interno della SIF sugli ambiti d’intervento del Modello e sul mantenimento del suo rigore scientifico in applicazioni che non sono psicoterapeutiche, o almeno non vengono considerate abitualmente tali; dall’altro provengono dall’esperienza maturata nel corso di questi anni di lavoro professionale come psicoterapeuti e ricercatori del Modello Funzionale, nonché per le storie di formazione personale e di lavoro precedenti all’incontro con il Modello Funzionale. Ci piace sottolineare che, quindi, quello su cui vogliamo muoverci è un terreno di ricerca e d’azione che non nasce da un interventismo strategico (anch’esso per altro importante in una Società scientifica) ma dal desiderio di un “mostrarsi” sempre più concreto e preciso nella comunità sociale e di un Progettare sempre più serio e fiero al nostro interno.
– L’esperienza catanese della continua applicazione delle metodologie della Psicologia Funzionale nella Formazione degli operatori, nei laboratori di Movimento ed Espressione per adulti e bambini e bambine, nei percorsi di danza e di spettacolo teatrale intesi come “dimostrazione di un percorso di lavoro”, nei laboratori di Danza-terapia condotti da moltissimi anni nella scuola media statale, nella creazione di percorsi di gioco da proporre in ambiti quali ludoteche, biblioteche per ragazzi, centri sociali del tempo libero e strutture scolastiche;
- il confronto con l’esperienza formativa condotta ad Erice con operatori clinici e danza-terapeuti;
- la consolidata proposta napoletana di laboratori di movimento espressivo e danza, e tutta la ricerca sulla respirazione, sul movimento come Allentamento, sul Benessere, condotta nei gruppi Antistress e nei gruppi di terapia da tutti i soci SIF,
ci hanno portati a riflettere sulla necessità profonda di integrazione del Modello Funzionale con strumenti e metodologie che riguardano ambiti di confine con il contesto più squisitamente psicoterapeutico.
L’integrazione non deve mai essere omologazione o giustapposizione ma piuttosto ricerca di una necessaria congruenza e coerenza interna con gli assunti teorici di base del Modello da parte di metodologie e tecniche che possono avere provenienza “altra”, ma che nel modello possono trovare un riferimento forte come teoria complessiva del reale. Un interesse particolare, nella nostra riflessione, hanno acquistato tutte quelle tecniche che si muovono nel mondo dell’Espressione Creativa, del Benessere e della Riabilitazione in senso lato quali la Danza-terapia, la Psicomotricità, i laboratori di Movimento espressivo, tutte metodologie che si esprimono nel movimento, nella gestualità, nell’attenzione alla corporeità e al mondo delle emozioni, con modalità che a noi appaiono a volte parziali e senza un modello teorico di riferimento complessivo che provenga dallo studio profondo e integrato della corporeità con gli altri livelli della persona tutta. Troppo spesso si ricade in una autoreferienzalità della tecnica scelta, che viene posta come fondante essa stessa del percorso di acquisizione delle conoscenze dei funzionamenti mente-corpo.
Che il Modello Funzionale possa porsi come inquadramento teorico di riferimento per una teoria complessiva e integrata del Movimento è già assolutamente chiaro e forte; ciò su cui vogliamo invece muoverci con sempre maggiore rigore, è l’elaborazione di una teoria della tecnica puntuale e adeguata ad un ambito, per alcuni aspetti, non coincidente con il setting terapeutico.
Gli sviluppi ultimi della Psicologia Funzionale riguardanti le Esperienze di Base del Sé e le Polarità ci appaiono come strumenti privilegiati in tal senso, e soprattutto chiarificatori per la possibilità di modulazione degli interventi nel rapporto tra scelte metodologiche, necessità operative e obiettivi da raggiungere. Un primo lavoro di verifica di questi strumenti è stato compiuto attraverso i progetti di lavoro costruiti sulle EBS nei quali ci siamo impegnati in contesti di realtà e di intervento molto diversi tra di loro e dei quali abbiamo già accennato; oggi ci piacerebbe però affiancare alla ricerca, come momento di verifica, anche una proposta formativa rivolta all’esterno e in particolare volta a formare operatori di Danzaterapia, di Psicomotricità, di Tecniche del Movimento. Le risorse professionali e le competenze presenti soprattutto negli Istituti di Catania e di Napoli, la presenza di Luciano Rispoli nel Comitato scientifico di un’Associazione di ricerca e danzaterapia palermitana, la prossima presenza nella SIF di operatori della danzaterapia che stanno completando il training formativo Funzionale, e non ultima la forte diffusione di richiesta di Formazione in questo settore, ci ha spinto ad elaborare un’ipotesi di percorso formativo in danzaterapia come percorso Funzionale integrato. L’ipotesi vuole essere un contributo alla ricerca nella SIF e aspetta, desiderosa, altri contributi sia in termini critici che di elaborazione ulteriore.
Qui di seguito saranno richiamati solo schematicamente ed elencati alcuni elementi fondanti della danza, e della Danzaterapia in particolare, che riteniamo essenziali in un’ottica Funzionale; è dalla riflessione su ognuno di questi punti che sta nascendo e nascerà in modo sempre più puntuale l’intervento Funzionale di Danzamovimentoterapia. Ma a questa riflessione daremo spazio altrove e in altro tempo.
Il fine della danza, e in particolare della Danzaterapia, può essere visto come lo sviluppo di tutte le possibilità espressive del Sé attraverso gesti e movimenti, e dunque processi Funzionali precisi, individuati e studiati; gesti e movimenti che restituiscano alla persona la capacità di “riconoscersi”, “sentirsi”, “immaginarsi” e “progettarsi”.
E’ un lavoro che nasce da un continuo intrecciarsi dei diversi piani Funzionali, investe sia i livelli tonici che posturali, la forma del corpo, il recupero e l’integrazione degli schemi di movimento, l’elaborazione spazio-temporale, il ritmo, la qualità del movimento, il livello di simbolizzazione, la costruzione rappresentativa e razionale; è uno sperimentarsi che aiuta a costruire l’intersoggettività attraverso un processo di integrazione (o di re-integrazione) che dà alla persona non solo il piacere di stare nel proprio corpo in relazione agli altri e alla vita (di raggiungere dunque il benessere), ma anche di mostrare agli altri il tempo e lo spazio disegnati dal proprio movimento in collegamento stretto con l’emozione, il pensiero, la memoria e, certamente, il proprio respiro.
Danzaterapia non è solo esplorare, è anche cambiare. E dunque anche in Danzaterapia le tecniche si legano fondamentalmente alle Funzioni da mobilizzare e alle Esperienze di Base del Sè da recuperare, da ripercorrere e ricostruire. E, in tal senso, si apre un filone di ricerca molto fecondo: ricollegare le tecniche già esistenti in Danzaterapia con il senso profondo che esse possono assumere alla luce di una Teoria Intergrata del Moviemnto e alla luce delle Esperienze di Base che i realtà esse toccano. E, parallelamente, poter arricchire le modalità di intervento in Danzaterapia con una serie di tecniche derivate direttamente dalla Psicologia Funzionale.
Se una Teoria integrata si riferisce alla persona nella sua interezza, allora qualunque sia il tipo di intervento che stiamo realizzando (Danzaterapia, Psicomotricità, Rilassamento, Psicoterapia Corporea), il funzionamento del movimento, la connessione con gli altri piani del Sè, il complesso su cui agiamo, sono gli stessi. Cià che contraddistingue, allora, gli ambiti di intervento possono essere le sfumature negli obiettivi che si vogliono raggiungere, le Funzioni sulle quali maggiormente si opera, le Esperienze Basilari che si vanno a toccare e a ripercorrere. In Danzaterapia è l’aspetto ludico, di ritmo, di espressività, che viene maggiormente ricercato da chi vi si rivolge; sono le Funzioni di movimento e di immaginazione creativa su cui ci si appoggia maggiormente, sono le Esperienze di Base della Creatività, del Mostrarsi, della Giocosità ad essere particolarmente al centro del lavoro di ricostruzione. Ed è in questi termini più precisi e circonstanziati, ma anche più complessivi, che possiamo allora parlare correttamente di ricerca della propria spontaneità e del proprio movimento interno.
CORSO DI FORMAZIONE IN DANZAMOVIMENTOTERAPIA FUNZIONALE
Destinatari
Il corso si indirizza a coloro che hanno già una formazione professionale (medici, psicologi, pedagogisti, tecnici della riabilitazione, insegnanti, danzatori) o che hanno conseguito il diploma di scuola media superiore ed hanno esperienza nel campo.
Impegno formativo
La formazione richiede una frequenza di ore complessive per ogni anno di corso. Le ore vengono articolate in moduli intensivi di attività teorica e pratica. Tre stages (o più) sono svolti in comune dagli allievi dei diversi punti scuola che seguono il progetto, e si svolgono a rotazione nelle tre diverse sedi.
Docenti
Direzione scientifica
Docenti esperti in metodologie di Danza-Movimento
Docenti di Psicologia Funzionale e di laboratori sulle Esperienze Basilari del Sé
Docenti stagisti esterni (personaggi significativi nel panorama nazionale e internazionale di Danzaterapia).
Programma per grandi linee
Un modello di sviluppo integrato della persona
Basi teoriche e pratiche della Psicologia Funzionale
Il Modello Funzionale come teoria integrata di riferimento del movimento umano
Basi teoriche e pratiche della Danzaterapia nelle sue espressioni più note
Le tecniche della Danzamovimentoterapia alla luce della Teoria e della Metodologia Funzionali, e in particolare delle Esperienze Basilari del Sé
Le Esperienze Basilari del Sé e il concetto Funzionale di Polarità nel lavoro clinico, nel Movimento espressivo, nella Danzamovimentoterapia
Ambiti d’intervento e loro peculiarità
Il rapporto tra la psicoterapia e la danzaterapia
UNA MAPPA DEI PRINCIPALI TEMI D’INTERESSE.
Il respiro
La voce
Le Sensazioni
La Percezione
L’Immagine corporea
L’esplorazione dello Spazio
L’esplorazione del Tempo
Il ritmo proprio e il ritmo di gruppo
L’equilibrio
I movimenti: genesi, sviluppo, espressività (movimenti primari, secondari, di compensazione, sincronici e ad eco)
Il colore, il suono, la forma del movimento
Le varie alterazioni del movimento
Il corpo in movimento: analisi
Esplorazione dei gesti usuali
Il cambiamento, la mobilizzazione e il recupero dei movimenti
Le Esperienze di Base nel recupero dei movimenti
Il movimento e le Polarità
L’energia nel movimento
Il rapporto tra movimento ed emozioni
Il rapporto tra movimento ed immaginario
Il movimento e la memoria
Il movimento e la relazione
Ascolto della musica, percezione del suo ritmo interno e della sua coloritura emotiva
Studio dell’improvvisazione
Improvvisazione libera e a tema
Danze collettive e danze tribali
Sequenze di movimento in coreografie
Rielaborazione e reinterpretazioni delle tecniche di danza.