Stress cronico: A Napoli nuovi progetti su stress e benessere.

Luciano Rispoli, 1993.

Una vera e propria cultura anti-stress dovrà diffondersi con interventi semplici ed efficaci nelle abitudini, nella società, con i bambini, nelle scuole, nei posti di lavoro, per riuscire a debellare uno dei più grossi problemi della nostra epoca: lo stress.


Sono sempre più numerosi gli studi che hanno verificato e verificano il collegamento stretto che esiste tra condizioni emozionali alterate e livelli profondi del funzionamento biologico degli esseri umani; ad esempio tra depressione e cancro, tra stress e indebolimento del sistema immunitario, tra ansia e malattie cardiocircolatorie, e così via. E’ ormai indubitabile che esistano connessioni molto strette ed arcaiche tra differenti piani di funzionamento, tra differenti aree del Sé, tra i diversi processi funzionali che costituiscono l’unità psicocorporea. Le nuove scoperte, realizzate a partire dalla messa a punto di un modello Funzionale della persona, permettono di estendere la ricerca a tutti i piani intermedi che formano quel continuum che dal macro (respiro, movimenti, comportamenti, ecc.) conduce al micro (modificazioni biochimiche interne, neurotrasmettitori, apparato ormonale, apparato immunologico, ecc.), che dai piani esterni ed accessibili porta a quelli profondi, interni, invisibili. Non è stato infatti sufficiente studiare direttamente le influenze dei meccanismi più esterni su quelli vitali più profondi, poiché i piani messi in relazione sono troppo lontani tra di loro, e i risultati delle ricerche troppo generici e vaghi.

Dobbiamo arrivare a comprendere come gli uni influiscono sugli altri, e attraverso quali altri processi funzionali alterati, se vogliamo essere in grado di agire in modo efficace, di intervenire non più a casaccio, né dando solo consigli o indicazioni cognitive, né rincorrendo con infiniti farmaci le infinite modificazioni che si ritrovano a livello biochimico in condizioni di stress. Per modificare comportamenti dannosi, tipici dell’ansia e dello stress patologico, non è assolutamente sufficiente renderli consapevoli, dire al soggetto di cambiarli, cercare di suggestionarlo, magari con l’aiuto di gruppi di autocoscienza. Non è possibile riuscire ad avere effetti apprezzabili se non si interviene anche su di altri piani più profondi, contemporaneamente, dopo aver compreso quali siano e dove siano collocati nel quadro complessivo che costituisce il Sé.

Ma cos’è lo stress realmente, e perché è così pericoloso?

Ad essere dannoso non è lo stress acuto, cioè quella risposta complessiva  dell’organismo, momentanea, volta ad affrontare un problema, una situazione, in modo rapido, efficace, tempestivo. Questo tipo di stress è in effetti benefico, perchè stimola utilmente le persone a concentrarsi, a utilizzare tutte le proprie capacità fisiche e psichiche in momenti in cui necessitano rapide ed appropriate decisioni e soluzioni. Ciò che provoca danni gravi, e a volte irreparabili, è la persistenza cronica di condizioni di stress, anche in assenza di eventi ambientali ed esterni stressanti. L’organismo è, in questo caso, in continuo stato di allarme, senza pause, proprio come se ci fossero reali situazioni di pericolo, in uno stress acuto che non termina mai. Il problema centrale dello stress (inteso come evento patologico negativo) è allora rappresentato dai modi e dai meccanismi attraverso i quali si cronicizza. E’ necessario arrivare ad individuare in quali piani della catena macro – micro ciò avviene, dove si annidano le cause che, all’interno dell’organismo, continuano a riprodurre condizioni di stress, automaticamente, senza che vi siano corrispondenti e reali situazioni esterne. Le ricerche che si stanno conducendo a Napoli, negli ultimi anni, si sviluppano in questa direzione, utilizzando il modello teorico Funzionale del Sé. La prospettiva Funzionale infatti permette di studiare le interconessioni tra tutti i piani che costituiscono il Sé, le funzioni che collegano lo psichico con il corporeo. E’ stato così possibile cominciare ad individuare in quali di questi piani, in quali processi funzionali, tendono a cristallizzarsi condizioni di stress cronico; dove, cioè, si individuano funzionamenti cortocircuitati, separati dal resto dell’organismo, che non si interrompono al terminare dell’allarme. Andando a studiare questi funzionamenti alterati, a vari livelli, abbiamo potuto individuare quali siano quelli più direttamente collegati alle alterazioni profonde dei piani microbiologici, i quali a loro volta producono condizioni intense di malessere (o di benessere in condizioni normali). E’ stato così possibile cominciare a comprendere attraverso quali strade l’organismo stesso, abbandonando condizioni di stress cronicizzato, riesca poi, modificando il quadro biochimico in un modo estremamente complesso, a rimodificare lo stato generale della persona, riportandola a piacevoli e dimenticate sensazioni di benessere, a distensioni e rilassamenti indispensabili per la buona salute, a stati emotivi ed umori di base positivi anziché negativi.

L’importanza della scoperta sta nel fatto che questi processi funzionali chiave incidono fortemente su tutto il quadro dello stress, e per di più sono facilmente accessibili ad un intervento dall’esterno, senza che vi sia necessità di cure lunghe di psicoterapia o di psicofarmaci. Ci stiamo dunque gradatamente avvicinando a dei veri e propri fattori di regolazione generali dell’organismo umano e dei meccanismi dello stress. Man mano che saremo in grado di intervenire su di essi in modo più preciso ed efficace, saremo in grado anche di curare e soprattutto di prevenire il fenomeno gravissimo dello stress. Che quest’ultimo rappresenti un pericolo profondo per la salute generale dell’uomo è sempre più evidente: sono recentissime le notizie che laboratori di ricerca inglesi hanno dimostrato il ruolo dello stress (e dell’adrenalina che questo produce) nell’alterazione del metabolismo delle cellule cancerose, nel diabete, e in una serie di ulteriori malattie generatesi per l’indebolimento del sistema immunitario. 

Perciò dovrà a poco a poco nascere una vera e propria cultura anti-stress, da diffondersi con interventi semplici ed efficaci nelle abitudini, nella società, con i bambini, nelle scuole, nei posti di lavoro, per riuscire a debellare uno dei più grossi problemi della nostra epoca.